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Passaporto Vaccinale

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Passaporto Vaccinale o Digital Green Certificate

Ben trovato caro lettore, come saprai, da tempo, si parla insistentemente dell’introduzione, da parte dell’Unione europea, di un “Passaporto Vaccinale” sia in formato cartaceo che digitale, nella lingua del cittadino ed in quella inglese comprensibile in qualsiasi altro Paese.

Entrambi avranno comunque un QR Code che conterrà i dati necessari e una firma digitale che ne garantirà l’autenticità e che consentirà gli spostamenti fra gli stati membri, in maniera più celere, per i cittadini che intendono recarsi in vacanza fuori dai confini nazionali o vogliano assistere ad eventi di massa.

passaporto-vaccinale-digitale

La proposta legislativa, peraltro già discussa, oltre ad essere vincolante, apporta delle deroghe alla libertà di circolazione prevista dai Trattati istitutivi.

Tale proposta è stata definitivamente approvata dalla Commissione europea, riunita in seduta plenaria, lo scorso 28 aprile 2021.

In questo articolo cercherò di fare un po’ di chiarezza sull’utilità e sulle sue possibili implicazioni.

Il Passaporto vaccinale europeo

Il primo obiettivo del “passaporto” è quello di facilitare i movimenti tra Stati all’interno dell’Unione europea e, al momento, non verrà applicato ai cittadini che vorranno spostarsi all’interno dei confini nazionali.

Secondo la Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Lyen, le informazioni contenute all’interno del passaporto saranno tutelate dalla privacy e sarà garantito la protezione dei dati personali.

Le informazioni previste, come dichiarato dal Commissario europeo all’Industria Thierry Breton che ne ha mostrato il prototipo, sono relative ai vaccini effettuati, ai test covid effettuati con esito negativo nonché alla insorgenza della malattia da covid ed alla conseguenziale guarigione con referto di anticorpi anti spike.

presentazione passaporto vaccinale da parte di thierry Breton

È un’idea, quella del passaporto vaccinale che trova molti sostenitori soprattutto in quei Paesi a forte vocazione turistica che sperano così di poter far ripartire l’economia, accogliendo i visitatori provenienti dall’estero.

Infatti il “fronte del si” vede schierati tutti gli operatori del settore turistico e le compagnie aeree.

A livello italiano, a similitudine di quanto già avvenuto in altri Stati come Israele e Stati Uniti, con il DPCM (riaperture) del 21.4.21 è stato introdotto l’utilizzo di un certificato vaccinale che verrà prodotto dalla seconda metà di maggio ma che, allo stato attuale, è sostituito provvisoriamente da documentazione sanitaria per spostarsi più speditamente tra Regioni di diverso colore.

Non è esclusa l’idea che possa servire anche per poter entrare liberamente in tutte quelle strutture che prevedono assembramenti di persone come palestre, hotel, aeroporti, ristoranti ecc., così come era stato già auspicato dagli operatori privati e da alcuni soggetti pubblici che sostenevano la necessità di riaprire al più presto utilizzando questo sistema.

A tal proposito alcune Regioni, come Lazio e Campania, per prime hanno previsto l’istituzione di un attestato, nel caso del il Lazio, ed di una card, tipo tessera sanitaria, nel caso della Campania, dove risultassero annotati il tipo di vaccino, le dosi effettuate e la presenza di anticorpi.

Scheda-Vaccino-Covid-napoli

Naturalmente restano da affrontare le tematiche legate alla tutela dei diritti, soprattutto, in virtù di alcuni nodi ancora da sciogliere circa l’eventuale violazione dell’art. 32 della costituzione italiana che prevede che i trattamenti sanitari obbligatori possono essere imposti solo dal legislatore.

Pertanto l’introduzione di un passaporto vaccinale, provocando delle limitazioni alla libertà di movimento delle persone non vaccinate, potrebbe intendersi come una coercizione psicologica sulla persona, con il rischio di trasformare la vaccinazione in un T.S.O. non previsto dalla legge.

La stessa Authority per la privacy, nella persona del Garante, ha inoltrato una comunicazione a tutti gli Organi preposti, tra cui il Presidente del Consiglio dei Ministri, in cui si dichiara che l’introduzione di un passaporto vaccinale, nel DPCM, così com’è stato formulato, presenta molte criticità e ne ha ribadito l’illegittimità se non supportato da norma di legge.

Consentire l’uso di un passaporto vaccinale per stabilire chi possa accedere ad un determinato locale o usufruire di un dato servizio, non può che essere, dunque, una prerogativa del legislatore.

Stati aderenti

Ti chiederai, come si stanno comportando nel resto d’Europa?

I Paesi che sono stati subito favorevoli sono, naturalmente, quelli a forte vocazione turistica e, pertanto, questi lo hanno accolto con entusiasmo. La prima in Europa è stata la Grecia doveAtene sta già negoziando accordi bilaterali con altri Paesi non europei quali ad esempio Israele.

A seguire sono state la Spagna, il Portogallo, Malta, il Belgio, l’Ungheria, la Germania, la Francia, l’Austria mentre la Polonia, la Danimarca, la Svezia e l’Estonia stanno già sperimentando vari sistemi.

Il Digital Green Pass sarà utilizzato anche in Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

Quindi, se ne deduce che “o sei vaccinato o ti sottoponi al tampone prima della partenza, nella speranza di un esito negativo, o dimostri di essere stato già affetto da Covid-19 e di avere prodotto un numero consistente di anticorpi”.

Inoltre, tale certificato, sarà in vigore fino a quando l’OMS non dichiarerà la fine della pandemia.

Per tua conoscenza sappi che, già da un po’ di tempo, in Israele l’ingresso nei locali pubblici è subordinato al possesso della carta verde o Green passport.

Al fine di ottenere tale documento, con validità solo in Medio Oriente, è indispensabile iscriversi su un apposito sito, inserendo il numero della carta d’identità. Il rilascio della relativa certificazione, con validità di sei mesi, attesta che il cittadino ha effettuato il vaccino anti Covid o che si è ammalato e poi negativizzato.

Naturalmente, il possesso del Green Passport, come sarà per noi, non esonera il cittadino dall’osservare le più elementari regole per evitare il contagio da Covid 19, come l’obbligo della mascherina nei luoghi chiusi.

Chi non intenda vaccinarsi o non possa vaccinarsi, può e potrà solo accedere a locali che non richiedano il possesso del Green Passport.

​Libera circolazione tra gli Stati UE con Passaporto vaccinale

Il cittadino in possesso di questo pass da esibire ai controlli, potrà entrare in uno dei Paesi che lo prevedono e, quindi, sarà avvantaggiato come una corsia preferenziale per i viaggi ma il pass non deve intendersi come l’equivalente di un passaporto sanitario.

Ciò significa che non sarà obbligatorio ma ai vacanzieri che ne siano sprovvisti, non sarà impedito l’ingresso nel Paese ma potrebbero applicarsi restrizioni quali l’ isolamento fiduciario o l’obbligo di tampone.

Ciascuno Stato membro dell’UE potrà, comunque, decidere in autonomia sulle restrizioni da applicare in ingresso però dovrà derogare a queste quando il viaggiatore sarà in possesso del Passaporto vaccinale.

passaporto vaccinale per viaggiare nel mondo

​Uso del Passaporto vaccinale nei paesi extra UE

La Commissione Europea sta lavorando per rendere il passaporto vaccinale compatibile anche con gli altri sistemi extra UE per concretizzare un passaporto vaccinale utilizzabile in qualsiasi altro Paese del mondo.

​Funzionamento del Passporto vaccinale

​Il certificato si basa su un’architettura di interoperabilità composta da tre componenti:

  • Un set di dati (dataset) minimo con le informazioni essenziali incluse nel certificato di vaccinazione;
  • Un identificatore unico del certificato di vaccinazione/attestazione, riferito a un corso di vaccinazione completato o parziale, che sia globalmente unico e verificabile.
  • Un framework di autenticazione, inclusa l’infrastruttura digitale, necessaria per stabilire l’autenticità e la validità dei certificati presentati.

Dataset minimo

Contiene, in modo strutturato, le informazioni di base necessarie allo scopo. È stato concepito in modo da rappresentare una base per consentire possibili iniziative future transfrontaliere sulla vaccinazione, così come suggerito da parte dell’OMS, per sviluppare certificati di vaccinazione intelligenti.

Il Dataset minimo per un certificato di vaccinazione è organizzato in 3 sezioni:

  • Identificazione della persona
  • Informazioni sulla vaccinazione
  • Metadati del certificato

Il set di dati è definito come minimo dal punto di vista della registrazione dei dati rilevanti per il rilascio dei certificati, di cui alcuni campi possono essere mostrati o meno al destinatario del certificato.

Lo scopo d’uso potrebbe essere supportato dalle linee guida per il Patient Summary. Il certificato di vaccinazione consente una soluzione complementare in cui il titolare del certificato fornisce direttamente i dati all’operatore sanitario. Nel medio e lungo termine, tutte le informazioni sulle vaccinazioni dovrebbero essere condivise attraverso MyHealth@EU come parte del Patient Summary.

Il sistema del certificato di vaccinazione dovrebbe essere progettato in modo tale che la persona interessata possa controllare l’uso dei dati del certificato. Questo sarà ulteriormente chiarito come parte dello sviluppo del trust framework.

Le informazioni dovrebbero essere divulgate al destinatario del certificato seguendo il principio di minimizzazione dei dati del GDPR.

Identificazione della persona

I dati previsti sono:

  • Cognome e nome della persona
  • Data di nascita
  • Identificativo del cittadino (opzionale), come ad esempio il codice fiscale
  • Sesso (opzionale)

Informazione sulla vaccinazione/profilassi

I dati previsti sono:

  • Codice della malattia da cui difende la vaccinazione, in ICD10 o SNOMED CT (in futuro ICD11)
  • Descrizione del vaccino, codificato con SNOMED CT o ATC
  • Nome commerciale del vaccino
  • Nome del soggetto che possiede l’autorizzazione in commercio (EMA SPOR)
  • Numero della vaccinazione, ad esempio 1 di 2 dosi
  • Numero del lotto (solo per scopi di cura)
  • Data della vaccinazione (ISO 8601)
  • Centro vaccinale o nome dell’ente che ha effettuato la vaccinazione (solo per scopi di cura)
  • Nome o codice del medico vaccinatore (solo per scopi di cura)
  • Codice paese dove è avvenuta la vaccinazione (ISO3186)
  • Data della prossima vaccinazione (solo per scopi di cura)

Metadati del certificato

I dati previsti sono:

  • Entità che ha emesso il certificato
  • Identificatore univoco del certificato (UVCI)
  • Data inizio validità del certificato (ISO 8601)
  • Data fine validità del certificato (ISO 8601)
  • Versione minimum dataset (solo per scopi di cura).

Identificatore univoco della vaccinazione

Lo Unique Vaccination Certificate/assertion Identifier (UVCI) è fondamentale per identificare ogni certificato e deve essere incluso in ogni documento rilasciato.

L’UVCI potrà essere utilizzato, in fasi successive, per verificare il certificato e anche come chiave di collegamento a informazioni aggiuntive sulla vaccinazione, una volta che le modalità e le piattaforme saranno state sviluppate e impiegate.

L’UVCI è necessaria a livello UE per sostenere l’interoperabilità dei certificati di vaccinazione, mentre dovrebbe essere implementata sotto la responsabilità degli Stati membri in modo da permetterne loro il pieno controllo.

La struttura dell’UVCI potrebbe evolversi, nel tempo, per accogliere ulteriori requisiti che ne consentisse la flessibilità, permettendo agli stati membri la coesistenza di versioni cartacee e digitali dei certificati o, meglio ancora, un’unica struttura comune nel rispetto per tutti della legislazione sulla protezione dei dati.

L’UVCI non dovrà contenere dati personali, dal momento che il suo scopo principale è quello di essere una “chiave primaria” unica che consenta alle autorità sanitarie degli stati membri di verificare la situazione vaccinale di un individuo.

Trust framework o Struttura di fiducia

I certificati di vaccinazione dovranno essere emessi da entità fidate in modo da consentirne la verifica dell’autenticità e la validità ma dovrà essere garantita l’affidabilità dell’autorità emittente.

A seconda del supporto (carta, carta con elementi digitali come i codici QR o puramente digitale), gli scenari e i protocolli di verifica saranno diversi.

I dettagli di questi protocolli dovranno essere elaborati come parte del lavoro di progettazione tecnica che è ancora in corso, anche in linea con le iniziative globali.

Nella progettazione bisognerà effettuare un’analisi della sicurezza e la valutazione del rischio, al fine di assicurare un sufficiente livello di protezione contro la falsificazione dei certificati o il riutilizzo di certificati validi emessi per altre persone.

Gli elementi digitali permetteranno una verifica affidabile e la protezione contro la falsificazione, consentendo ciò in tempi brevi e migliorando l’efficacia del processo di verifica.

Per un approccio coordinato a livello UE, è necessario un ulteriore lavoro nell’ambito della rete eHealth in collaborazione con altri gruppi e organizzazioni pertinenti al fine di:

  • Fornire meccanismi per stabilire l’autorizzazione degli emittenti di certificati;
  • Supportare la verifica dei certificati di vaccinazione;
  • Fornire supporto per funzioni aggiuntive, come la revoca dei certificati emessi;
  • Analizzare le implicazioni legali per un trust framework;
  • Progettare una possibile soluzione rispettando il quadro legale di protezione dei dati dell’UE e implementando i suoi principi di protezione dei dati.

Conterrà un QR Code e una firma digitale che lo proteggerà da eventuali falsificazioni.

Al momento del controllo verrà effettuata una scansione che verificherà anche la firma come per il passaporto elettronico.

Ogni ente che lo emetterà (ospedale o laboratorio) avrà la propria firma digitale e la Commissione Europea realizzerà un archivio digitale con tutte le firme digitali degli enti pronte per essere verificate alla scansione del QR Code.

Nell’archivio dell’UE non passeranno invece i dati del viaggiatore.

Verranno sviluppati appositi software in grado di scansionare e controllare i QR Code.

​”Passaporto vaccinale” e problematiche relative ai giovani

Il problema primario è le vaccinazioni dei giovani.

Più che un rischio di creare una discriminazione tra “giovani e meno giovani” è, praticamente una quasi certezza!

Lo dicono i numeri: con i 45 milioni di vaccini in arrivo, entro fine giugno, si potranno immunizzare circa 27 milioni di persone nella considerazione che il vaccino J&J richiede una sola dose.

Se il vaccino di Curevac dovesse arrivare entro la fine del mese, ci sarebbero circa 7 milioni di dosi in più ma, in ogni caso (anche volendo considerare un’adesione limitata alla campagna vaccinale) è molto probabile che per il mese di giugno i più giovani non avranno la possibilità di essere immunizzati.

E non per loro scelta!

Un altro interrogativo da chiarire è se il passaporto vaccinale dovesse essere rilasciato dopo la somministrazione della seconda dose o anche solo dopo la prima. La domanda è più che pertinente soprattutto nel caso di AstraZeneca dove le due dosi sono distanziate di circa 10-12 settimane, quindi pari al trimestre estivo.

Il “passaporto vaccinale”, dunque, potrebbe agevolare la ripresa della vita normale di chi si è vaccinato ma penalizzare chi non lo fosse ancora, ovvero la stragrande maggioranza dei più giovani.

La situazione in Italia

Il decreto “Riaperture” firmato dal Governo Draghi ha stabilito una serie di punti nel percorso di uscita dell’Italia dalla pandemia: si tratta di una serie di misure che accompagnano il Paese, lungo il percorso di rilancio, in parte attraverso la definizione temporale della roadmap di riapertura, in parte definendo i paletti entro cui occorre mantenere cautela nella lotta ai contagi.

Tra le misure fondamentali, soprattutto per gli spostamenti durante la stagione estiva, compaiono nuove note relative ai cosiddetti Certificati Verdi, ossia il recepimento nazionale del “Digital Geeen Pass o Passaporto vaccinale” che l’UE ha voluto ideare per coordinare, a livello comunitario, le singole iniziative nazionali.

Il Passaporto vaccinale sarà fondamentale per garantire alle persone libertà di movimento, entro specifici limiti, ma con specifiche libertà. Si chiamerà così poiché certifica, di fatto, la sussistenza di condizioni tali da poter consentire la circolazione del cittadino senza le tradizionali limitazioni anti-Covid-19.

Il Governo, nel fare riferimento al Passaporto vaccinale, all’interno del nuovo decreto prevede di renderlo operativo a partire dalla seconda metà di maggio ma, a tutt’oggi (7 maggio 2021), non si sa ancora come, chi e con quali modalità dovrebbe emetterlo.

Non essendo presenti indicazioni ulteriori, dunque, è lecito attendersi indicazioni operative supplementari. Il Certificato, una volta rilasciato, potrà essere conservato tanto in forma digitale quanto in forma cartacea (con codici appositi utili a risalire all’identità ed allo status del cittadino durante una eventuale verifica).

Il passaporto vaccinale avrà validità fino al sussistere dello stato di emergenza proclamato dall’OMS.

digital green pass

Si tratta pertanto di uno strumento prettamente orientato alle limitazioni per il contenimento della pandemia da Covid-19 ed i suoi effetti andranno a sfumare in parallelo al finire dell’ondata pandemica a livello internazionale.

L’utilità del Passaporto vaccinale

Il Passaporto vaccinale, a mio parere, è sicuramente un’opportunità per tornare a viaggiare e riprenderci in mano la nostra vita ma è anche un subire la violenza da parte dei governi sulla nostra libertà individuale come già avvenuto in questi lunghi mesi di coprifuoco, chiusure, confinamenti e libertà negata all’insegna del supremo bene della salute pubblica.

Tu cosa ne pensi?

Mi farebbe piacere conoscere la tua opinione se volessi commentare la mia opinione.

Resta sintonizzato sul mio blog perché, nel mio prossimo articolo, alla luce di queste riaperture sui viaggi, ti farò conoscere una località che merita senz’altro una visita.

Ti saluto, invitandoti, a condividere l’articolo “Passaporto vaccinale” sui tuoi social, dando ai tuoi amici l’opportunità di informarsi su come viaggiare in totale sicurezza.

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