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Munaciello a Napoli: leggenda

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La leggenda del Munaciello

Buongiorno Viaggiatore, Napoli è la mia città ed io la amo con i suoi pregi e difetti. E’ una città dove si incrociano leggende, superstizioni e storia perché il popolo napoletano dà molto valore alle credenze popolari che si tramandano di famiglia in famiglia al punto tale che, alla fine, non ci si applica più su cosa ci sia all’origine di esse. La leggenda del Munaciello è una di esse.

Venire a Napoli per vedere la mia bella città, ti appagherà perché sono tante le cose da vedere. Troverai interessante seguire l’itinerario consigliato nell’articolo di Alberto Napoli in 3 giorni. Ma se vuoi veramente imparare a conoscere nel profondo Napoli devi conoscere i suoi segreti, le sue leggende, le sue tradizioni.

Hai mai sentito parlare del Munaciello?

Letteralmente Munaciellosignifica “piccolo monaco”.

 O munaciello

La leggenda del Monaciello fa parte della storia di Napoli, una città che proprio per la sua conformazione morfologica e geologica possiede un sottosuolo cavo che, ancora oggi, riporta alla luce reperti storici ma anche segreti che rendono la città unica e misteriosa, tutta da scoprire.

Potremmo dire che il Munaciello è uno dei personaggi più conosciuti dai napoletani e non solo ma anche dai turisti a cui si raccontano le sue prodezze quando vogliono conoscere gli aspetti misteriosi di Napoli.

Due sono le ipotesi più acclarate dagli studiosi della tradizione popolare sul Munaciello di Napoli.

Ipotesi Storica

Ritroviamo un’ipotesi di origine storica nelle “Leggende napoletanedi Matilde Serao.

Sappi che, intorno al 1445, durante il Regno Aragonese, Caterinella Frezza, bella figlia di un ricco mercante, si innamora di un semplice garzone di nome Stefano Mariconda ma questo loro amore è mal visto dalla famiglia di Caterinella. Mentre si trovava ad un incontro furtivo con la sua amata il giovane Stefano viene assalito e lanciato nel vuoto ed il sospetto è che la famiglia di lei ne fosse responsabile.

Questo amore aveva già dato i suoi germogli perché Caterinella, scoperta la sua gravidanza, decise di viverla in convento dalle suore e diede così alla luce un figlio, purtroppo, molto piccolo e deforme. Le suore, per mascherare il suo stato deforme, man mano che cresceva, gli cucirono vesti monacali, motivo per il quale il popolo, quando lo vedeva per le strade lo chiamava con il nomignolo di “Munaciello”.

Veniva schernito ed, a volte, assalito fisicamente dalla gente che immaginava possedesse poteri magici, benefici e malefici, a seconda degli avvenimenti accaduti che gli si attribuivano.

La situazione peggiorò alla morte della madre e, quando lui morì in modo misterioso, il popolo continuò a vedere il suo “spiritello” per le strade e nei palazzi a tal punto che la sua esistenza divenne un fatto scontato.

Lo spiritello, secondo la credenza popolare, voleva vendicarsi delle malafatte subite in vita ed è per questo che a lui venivano associati eventi negativi di ogni tipo ma, in altri casi, si dava una valenza positiva per la fortuna che arrecava se, alla sua apparizione in contesti particolari, venivano attribuiti numeri della “smorfia napoletana” che, una volta giocati al lotto, risultassero vincenti.

Chissà se dovessi vederlo e ne descrivi il contesto in una ricevitoria del lotto, ne ricaveresti dei numeri che potresti giocare e ritornare a casa con una bella vincita!

Ipotesi del Puzzaro

Altra valida ipotesi sull’origine del “Munaciello” vuole identificarlo nell’antico gestore dei pozzi d’acqua (‘o puzzaro) che, per la sua piccola statura, entrava nelle case attraverso i canali dell’acquedotto che servivano a calare il secchio.

o puzzaro

Sicuramente, se avrai tempo, durante la visita di Napoli, dovresti visitare la Napoli sotterranea così potrai comprendere meglio dove si muoveva ‘o puzzaro.

In questo modo, ‘o puzzaro, vestito come un “Munaciello” accedeva ai palazzi e, poiché, spesso, il suo lavoro veniva mal ripagato o non compensato proprio dai suoi clienti, era solito fare loro dispettucci di vario tipo.

A volte sottraeva o nascondeva oggetti preziosi e monete, altre volte rompeva piatti o faceva rumori, creando spaventi ma, in altre occasioni, si abbandonava a manifestazioni di apprezzamento verso le dame della casa, sfiorandole con palpeggiamenti o lasciando loro monete e piccoli doni.

Comunque sia, si dice che il Munaciello scegliesse una casa dove comparire ed a coloro che rivelavano avvenimenti strani che in essa accadevano, per mano sua, secondo la credenza popolare, portava disgrazia e sfortuna e, pertanto, conveniva propiziarselo con cibo e doni piuttosto che inimicarselo.

Anzi, se riceveva benevolenza, il Munaciello portava sempre maggiori doni ed avrebbe dato fortuna, suggerendo numeri vincenti da giocare e quando ciò si verificava, in alcune case si lasciava persino una sedia libera affinché, realtà o leggenda, sapesse che era il benvenuto.

Altre credenze sono di poca rilevanza ma è un fatto che il Munaciello è entrato nella storia di Napoli e citazioni letterarie e teatrali lo testimoniano.

Anche Il grande Edoardo de Filippo, nella sua opera “Questi Fantasmi” lo cita avendo creduto che gli inaspettati regali in moneta, trovati in casa, fossero dovuti alla presenza dello spiritello che aveva scelto, in modo benevolo, la sua casa e non dell’amante segreto della moglie.

Altre citazioni le riscontriamo nella famosa “Gatta Cenerentola” di Roberto de Simone.

Sei solo all’inizio di questo percorso su leggende e tradizioni della cultura napoletana, seguimi e scoprirai tanto!

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